Decostruzione dell'ansia da consumo salutista
Il tema è: l’attenzione alla qualità (salutistica) del prodotto. Partendo dai dati, i componenti delle famiglie del nostro panel dichiara di:
prestare attenzione agli ingredienti e alle informazioni nutrizionali sul packaging (85%),
essere dell’idea che la maggior parte delle malattie derivi da un’alimentazione errata (65%),
(di conseguenza) seguire un’alimentazione sana ed equilibrata (64%),
evitare accuratamente prodotti che contengono olio di palma (59%)
Due caveat, tuttavia, emergono immediatamente:
Le percentuali sintetizzano un dichiarato e le nostre ricerche evidenziano la distanza che intercorre fra l’ideale e il pragmatico, fra l’immaginario e il comportamentale degli shopper/consumatori.
Resta irrisolto il problema semantico del concetto astratto di “qualità”.
Come scritto in "Pensato e Mangiato" (2006, p.377):
"I meccanismi psicologici che ispirano diffidenza profonda verso ogni prodotto che non abbia a priori i requisiti della «purezza» rimangono, pur sotto una nuova veste, sostanzialmente immutati. Cosa possa caratterizzare la purezza, nelle varie forme in cui si è esprime, non è chiaro. Generalmente, essa viene associata ad una produzione tradizionale o al richiamo di un certo luogo di produzione. Che tutto ciò risulti sovente paradossale è evidente, ma si giustifica in base all'effetto tranquillizzante che offre. [...] Si tenta in questo modo di estendere la vigilanza su ciò che mangiamo, al di là della semplificazione che ci è imposta dalla vita moderna e che si riduce ad una semplice scelta anonima, nel momento dell'acquisto al supermercato. Nonostante la conclamata avanzata della modernità, le motivazioni per una paura crescente e massificata delle conseguenze di un'alimentazione adulterata o dannosa sembrano non venir meno."
Altre verifiche sui medesimi rispondenti, infatti, dimostrano che:
Prestare attenzione alle informazioni nutrizionali non implica automaticamente comprenderle e memorizzarle. (si veda, ad esempio, l’effetto "magia della parola")
Il giudizio sulla correlazione alimentazione-malattie rivela un bias cognitivo, poiché la maggior parte delle malattie derivano da infezioni, traumi e patologie genetiche.
Il concetto di "sano ed equilibrato" è altamente soggettivo poiché una percentuale prevalente degli alimenti acquistati viene giudicata, per altri versi, "dieteticamente scorretta".
L’olio di palma - in quanto nuovo tabù - non trova motivazioni espresse razionalmente o con cognizione di causa.
Capiamo, pertanto, la potenza implicitamente nascosta nelle parole e nei simboli connessi alla nostra percezione alimentare. Capiamo, inoltre, l'importanza del naming e delle icone utilizzate dall'industria per etichettare i propri prodotti confezionati.
In sintesi, le reali tendenze salutistiche non vanno osservate, valutate e interpretate sulla base delle pure opinioni (dichiarate), bensì alla luce di reali e concrete esperienze che si materializzano nei comportamenti di acquisto e di consumo delle famiglie.
